|
# 47 |
Christopher Wilson |
Il vangelo della scimmia |
Gallimauf's Gospel, 1986 |
|
|
Meridiano Zero, 2011 |
|
Diciottesimo secolo. Un’isoletta al largo dell’Inghilterra, avvolta dalle brume del nord, così remota che nessuno straniero vi approda da generazioni. Una nave da guerra dove i marinai tengono una scimmia come portafortuna, libera come uno spiritello e vezzeggiata da tutti. Quando una violenta tempesta fa naufragare la nave, la scimmia approda fortunosamente sulle rive dell’isola. Qui gli abitanti hanno ormai cristallizzato le classi, i costumi e le leggi, forti di una ferrea quanto originale interpretazione delle Scritture. Hanno creato il loro sistema chiuso di certezze, in cui il peccato e il diverso sono tenuti a distanza dall’oceano. Per loro la scimmia è uno straniero, che storpia il linguaggio facendo rotolare le parole come sassi, con suoni indecifrabili. La scimmia diventa il perno delle aspettative dell’intera comunità: e la novità, l’incognito, l’epifania che incrina la quiete secolare. Il mercante Hogg si affanna a organizzare il matrimonio dello straniero con sua figlia, Vera la pazza vuole farlo diventare l’amante delle sue notti solitarie, il filosofo Gallimauf brama di confrontarsi con lui sui più delicati cavilli della teologia. Ma i grugniti incomprensibili dello straniero, le sue pose oscene, il suo ciondolare dagli alberi anziché camminare sulla terra, e tutti i suoi comportamenti – grattare, leccare, stringere, succhiare – promettono peccati tanto orribili da precipitare ogni sicurezza nel caos. Il diverso deve essere sacrificato, perché in una società così autoreferenziale è importante che nulla possa cambiare. |
|
Christopher Wilson - Il vangelo della scimmia
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento