Darcey Steinke - Suicide Blonde


 

  # 29

Darcey Steinke

Suicide Blonde

Suicide Blonde, 1992

 

Meridiano Zero, 2007

 

Un’evocazione della San Francisco notturna più torbida, quella illuminata dalle insegne al neon dei peep show e della lap dance. Jesse ha ventinove anni, e si tinge i capelli di biondo in un patetico tentativo di riconquistare il suo uomo. Passa le notti ad aspettarlo, mentre lui la trascura per scivolare nell’ambiguità dei locali gay. Jesse comincia a detestare i propri lati deboli, quello stesso atteggiamento accomodante e remissivo che ha sempre visto in sua madre. L’occasione per lasciarsi tutto alle spalle gliela offre Madam Pig, la grassona ricca e alcolizzata cui Jesse fa i lavori di casa. Pig le chiede di ritrovare sua figlia Madison, scappata di casa anni prima, e inghiottita dai quartieri a luci rosse della città. Ma quando Jesse la trova – abitino d’argento, stivali bianchi alti e capelli rigorosamente biondi –, conosce un’altra verità. Madison non è la figlia di Pig. Lavora in un locale di lap dance di Mission District, ed è una donna che ama giocare con il suo passato oscuro, consapevole del potere che esercita sugli altri. "Quando l’ho vista ballare, spalancare le gambe davanti al pubblico, non riuscivo a capire se desideravo lei o se desideravo essere come lei." L’attrazione che Jesse prova per quella vita è folgorante, e così si lascia trascinare da Madison al di là di ogni confine. Dallo spogliarsi nuda di fronte al desiderio degli uomini, all’accoppiarsi con i clienti nelle dark room, Jesse si cala senza remore in quel nuovo universo, attraversando gli abissi della perversione con sguardo distaccato e privo di giudizio, in una ricerca disperata di se stessa. Una scrittura poetica, in grado di far esplodere le certezze dell’identità in un flusso caotico e viscoso, dove la salvezza si confonde con la dannazione, e i vertici dell’erotismo si piegano in forme inattese di spiritualità.

 



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