Domenico Scafoglio & Luigi M. Lombardi Satriani - Pulcinella: il mito e la storia


Domenico Scafoglio & Luigi M. Lombardi Satriani

1990

Pulcinella: il mito e la storia


 

Diavolo e gallinaccio, maschera al tempo stesso dello sciocco buffone e del furbo per fame, emblema dell’irriverenza verso ogni istituzione, candidamente osceno e ambiguamente ermafrodito, Pulcinella attraversa quattro secoli del teatro e della tradizione artistica non soltanto italiani, producendo uno smisurato corpus di rappresentazioni. Comparso nel Seicento sulle scene della Commedia dell’Arte, trasformato nel Settecento in protagonista di opere buffe e spesso comprimario e contraltare del grande seduttore Don Giovanni, da Goethe in poi il nasuto e sboccato personaggio dal bianco camicione fu eletto, nel bene e nel male, a specchio tipico del carattere di Napoli e dei napoletani. Questo equivoco fra la realtà di un popolo e le possibili proiezioni dei suoi desideri si accompagnava alla contraddittoria tesi di un Pulcinella erede direttissimo delle antiche figure della farsa latina e preromana. Unendo una visione antropologica all’occhio esperto dello specialista di storia del teatro e delle tradizioni popolari, Domenico Scafoglio e Luigi M. Lombardi Satriani smontano in tutte le sue componenti la figura del Cetrulo di Acerra, ne individuano la nascita, analizzano i tratti del suo costume e i segni della sua presenza scenica, seguono passo passo la sua evoluzione attraverso gli autori delle pulcinellate e gli interpreti che dettero corpo e vita al personaggio, dal comico dell’Arte Silvio Fiorillo alle pulcinellate ridicolose dei letterati romani del primo Seicento, dalla dinastia dei Cammarano a quella dei Petito, dalla riforma del barone Zezza a quella di Pasquale Altavilla, fino alla novecentesca resurrezione e morte di Pulcinella con Raffaele Viviani e poi con Eduardo De Filippo. È una lettura nuova della storia e dei significati di una maschera dotata di una vertiginosa arte della parola che, con l’uso del nonsenso, del discorso alla rovescia e del funambolismo verbale, ribalta tutti i codici della norma linguistica e conferisce al servo un ruolo da indiscusso padrone della lingua.

 

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