James Waddington - Duri da morire


 # 26

James Waddington

Duri da morire

Bad to the bone, 1998

 

Meridiano Zero, 2001

 

Che cos’è il doping per un ciclista? Un patto con il diavolo, e tra i due non è certo il diavolo ad avere la peggio. Qualcosa di mai visto sta accadendo nel ciclismo professionistico. Uno dopo l’altro, i più grandi campioni vivono un periodo di rendimento eccezionale, trionfano con sconcertante facilità nelle gare più prestigiose e poi colano a picco in un repentino tramonto fatto di follia e morte. Morte violenta o morte sospetta. Denominatore comune di queste parabole, oltre all’effimera fama che tutti raggiungono, l’inquietante figura del dottor Fleischman. È un medico sportivo. Soprattutto, è un genio senza scrupoli. È lui ad assistere, di volta in volta, il ciclista-superuomo, che guizza sui tornanti come fosse spinto dagli dèi. Un giorno la traiettoria di Fleischman incrocia quella del campione più promettente, Akil Sáenz. Sono caratteri opposti. Per il dottore la vita si situa molto al di là del bene e del male. L’importante è fuggire il quotidiano in un momento di vittoria. Battuto un record si può anche morire. Sáenz, invece, oltre alle sue doti di atleta, è una persona normale: ha una figlia, una donna che ama e un amico fraterno. Duri da morire è costruito attorno alla scelta faustiana di Sáenz: vale di più l’anima o una gloria senza paragoni? Un dubbio che interroga il lettore, mentre il romanzo si srotola sulle strade delle grandi imprese su due ruote: Italia, Francia, Spagna… Waddington, grande appassionato di ciclismo e talentuoso scrittore noir, ci racconta lo sfinimento delle salite in cui "il corpo mangia se stesso" e il coraggio delle discese a centoventi all’ora. E ci spiega il terribile equivoco del doping, la perversione di pensare che il corpo umano sia manipolabile all’infinito. Sono pagine veloci, dure. Pagine profetiche. Pagine ancora troppo attuali.

 

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