Jason Starr - Chiamate a freddo


 # 10

Jason Starr

Chiamate a freddo

Cold caller, 1997

 

Meridiano Zero, 1999

 

Scrive Conrad in Cuore di tenebra: "il lavoro non mi piace, ma mi piace quello che c’è nel lavoro: la possibilità di trovare se stessi". È noto che negli Stati Uniti lavorare sodo è un imperativo categorico, ma per il protagonista di questo romanzo il lavoro è una vera ossessione e trovare se stesso sarà un’atroce scoperta. Bill Moss, ex vicepresidente del marketing alla Smythe and O’Greeley, si è ridotto al rango di modesto addetto al telemarketing presso una società di New York che vende servizi telefonici. Vive con una ragazza che guadagna più di lui e questo lo fa soffrire. Tra crisi di rabbia repressa e sogni di una doverosa rivincita, alleva la sordida ossessione di andare, almeno una volta, con donne di strada e dominarle. Ma ecco che, quando sta per essere nuovamente licenziato e tutto gli sta crollando intorno, il caso gli offre un’opportunità straordinaria ma nello stesso tempo lo coinvolge in un gioco che farà esplodere una violenza cieca dalle terribili conseguenze. Jason Starr descrive con abilità un ambiente di lavoro dove la competizione detta regole spietate e favorisce rivalità pericolose: uno stile dai colori acerbi che ricorda certi quadri di Hopper riproduce gli ufficietti angusti dei sottoposti frustrati e le gelide fisionomie dei capisettore e, sullo sfondo, la New York delle grandi avenues, ma anche la metropoli cupa e brutale dei sobborghi. Un’esplicita denuncia dell’american way of life, ma soprattutto un noir lucido, incalzante, seminato di colpi di scena e raccontato dallo stesso protagonista che assiste, attonito e consapevole, momento per momento, al procedere inarrestabile della propria perdizione, e che è stato definito "un arrabbiato, bizzarro atto d’accusa contro ciò che consideriamo normale".

 

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