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Mohamed Bouchane |
1991 |
Chiamatemi Alì |
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Mohamed, uno studente marocchino di ventiquattro anni, lascia la famiglia, gli amici, gli studi per cercare fortuna in Italia. E annota su un diario la sua esperienza di emigrante. Una volta giunto a Milano, che per lui è "la città di Gullit", continua a scrivere, ogni sera, le proprie impressioni, il racconto delle cose che gli sono capitate e delle persone che ha conosciuto. Non è una vita facile quella che Mohamed ha trovato in questa nuova città. I giorni passano lenti, la ricerca di un impiego è sempre la preoccupazione principale, e tutto è precario, improbabile, ingrato: come le nottate trascorse dentro automobili abbandonate o negli scompartimenti dei treni fermi alla stazione, gli interventi della polizia, gli ostacoli della macchina burocratica, lo squallore dei dormitori pubblici, l'umiliante routine dei lavori improvvisati... A sorreggere moralmente Mohamed è soprattutto, se non esclusivamente, la sua fede. Le prime parole delle pagine del diario sono: "Nel nome di Allah Clemente e Misericordioso"; e la fede è anche consapevolezza di una precisa identità culturale vissuta con orgoglio. Nel quotidiano, lacerante confronto con un altro stile di vita, con un'altra civiltà, si fa strada la percezione di una differenza e, con essa, la necessità di salvaguardare la propria dignità di uomo. |
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Mohamed Bouchane - Chiamatemi Alì
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