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Vincitore |
1984 |
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Alain Gerber |
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Les Jours de vin et de roses |
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Istanbul, Corfù, Parigi, Venezia, una campagna tratta da un quadro di Cézanne, e Krazkoch, questa città più o meno slovacca che non esiste sugli atlanti... In tutti questi luoghi infestati, i narratori successivi hanno un appuntamento. unico e medesimo mistero. Qualcosa di ambiguo, indicibile e affascinante. Forse "questa disperazione che sta in fondo alla bellezza", di cui si parla proprio Alain Gerber. La disperazione e la bellezza sono anche solitudine e felicità. Solitudine: quella in cui gli esseri che ci sono più vicini ci respingono; anche quello in cui ci racchiude lo scintillante enigma del mondo; che, infine, secerne giorno dopo giorno il corso stesso della nostra vita. E felicità ? Va, viene - attraverso amicizie, speranze, sogni. Si offre, infine, in questi momenti di grazia in cui tutto ci viene improvvisamente restituito: un amore del passato che rifiorisce su un volto nuovo, una voce che viene da chissà dove ma che ci scalda l'anima, le melodie indistruttibili dell'infanzia , "giorni di brace e di illusione", di "vino e rose"... In questo, queste notizie, sottilmente sposate tra loro, ci fanno pensare alla mutevole illuminazione dei lieder di Schubert, dove il canto passa continuamente da maggiore a minore, tra stupore e angoscia. Ed è con la stessa musicalità, sottile e raffinata, che partecipano questi racconti: tutto è detto senza alzare la voce, in una scrittura essenziale, |
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Alain Gerber - Les Jours de vin et de roses
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