«Brr... che freddo, pare un bagno scozzese. Ma dove mi portasti? E dire che là in capo c’è l’Africa... Ora capisco perché qua siamo sempre quattro gatti... Ci doveva essere qualche trucco...». È Ferragosto e l’elettrotecnico Enzo Baiamonte, anche se per pochi giorni, si concede una vacanza insieme alla sua Rosa lontano dal recinto rassicurante del quartiere Zisa di Palermo, dai suoi vicini, i suoi amici, i suoi negozianti. Lontano ma non troppo, sempre in Sicilia si trova Menfi, ma «Il fatto è che qui siamo sul versante meridionale della Sicilia, e le cose sono tutte al contrario», il mare è a sud e guarda verso i pirati. Per un palermitano come Enzo abituato «da sempre a fissare il mare come una stella polare, messo lì a indicare il Nord», si tratta certo di un drastico cambio di prospettiva. E come se non bastasse, mentre prova a godersi mare e spiaggia, arriva, spaventosa e leggendaria, la «Lupa», «un’immensa onda d’aria che procedeva, a velocità, dal largo verso la riva, come un buco nero pronto a inghiottire tutto... Un minishow dell’Apocalisse», accompagnata, tra l’altro, dal fragore di due esplosioni. Due mine, secondo il maresciallo subito intervenuto, imprigionate sul fondale marino dai tempi della seconda guerra mondiale, che per sfortunata coincidenza, tra mareggiata del giorno prima e «Lupa», esplodono causando addirittura due vittime, due cani randagi che passavano sulla riva in quel momento. «Baiamonte ebbe la certezza di essere finito davvero dall’altra parte del mondo». Ma alle coincidenze lui, segugio di razza, non crede affatto. E così il tanto sospirato caso su cui indagare arriva anche a Ferragosto! |
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