Vincitore |
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1973 |
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Jacques Chessex |
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L'orco |
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Ogre |
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Fazi, 2010 |
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L’orco, vincitore del premio Goncourt, è il romanzo di un uomo prigioniero fino all’assurdo, fino all’incubo, di un padre autoritario e tirannico. Chessex trasferisce qui la propria amarezza e il proprio male di vivere in una prosa che alterna alla pienezza degli accenti biblici la grammatica dionisiaca dell’amore: a metà strada tra l’insulto e l’omaggio, tra l’amore e l’odio, questa storia esemplifica e accompagna la discesa agli inferi di un figlio divorato da un padre che ne ha avvelenato la tenerezza dell’infanzia prima, i desideri della giovinezza e della maturità poi. Jean Calmet, professore di lingua e letteratura latina in un liceo di Losanna all’inizio degli anni Settanta, ha appena assistito alla cremazione del padre, uno dei più stimati medici della città. Le ossa crepitano, il corpo è ridotto in cenere, ma i fantasmi e gli oltraggi del passato tornano a tirannizzare l’inutile, solitario, inquieto antieroe Calmet. Un padre è morto e un figlio disseppellisce la propria vita. L’orco è un omaggio alla sconfitta, all’impotenza e all’odio, nonché una lirica, sconvolgente risemantizzazione della tormentata biografia dell’autore. Perché Jean Calmet è Jacques Chessex. A lui rimanda il nome e la storia di questo figlio sconfitto da un padre che giganteggia sulla vita di entrambi, il personaggio e lo scrittore: un padre ridotto in polvere ma che non concede pace a chi gli sopravvive, non vuole, non può. |
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Jacques Chessex - L'orco
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