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Vincitore |
2015 |
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Jean-Christophe Attias |
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Moïse fragile |
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Secondo la tradizione si crede che Mosè abbia scritto i primi cinque libri della Bibbia. Si ritrae in un modo molto strano: con e contro Dio; con e contro il suo popolo; portatore delle tavole della Legge, che infrange; profeta incapace di parlare, guida in una Terra Promessa dove non ottiene il diritto di entrare, morto la cui tomba nessuno conosce… La tradizione, fino ai nostri giorni, sembra altrettanto confusa, tanto più che anche Mosè viene rivendicato, reinventato, dal cristianesimo e l'Islam. Senza contare Freud e la psicoanalisi. Attingendo alla tradizione rabbinica e alla sua stessa immaginazione tanto quanto alla Bibbia stessa, Jean-Christophe Attias mette in discussione le parole ei silenzi dei testi. Distingue la sagoma di un Mosè molto diverso da quello, in un unico blocco, che ingombra i nostri ricordi. Un Mosè fragile. Un uomo di esilio e di dispersione. Attraverso una serie di possibili ritratti tra cui quello di un Mosè al femminile, l'indagine di Jean-Christophe Attias studia le metamorfosi, attraverso i secoli e le tradizioni, del liberatore degli ebrei: un giudaismo dello spirito, del vagabondo, della diaspora e dell'incompletezza o anche fallimento. O quasi. Ricevi e trasmetti. Ascolta, anche se il messaggio è confuso. Domanda, insistente, soprattutto quando non c'è risposta. Tale sembra essere il giudaismo di Mosè, «un giudaismo che parla agli ebrei e non solo a loro, invitando a porre fine all'orgoglio della tribù, alla violenza delle armi e alla tirannia del luogo». |
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Jean-Christophe Attias - Moïse fragile
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