Lars Gustafsson - Storia con cane


Lars Gustafsson

Storia con cane

Finalisti narrativa straniera 1996

Iperborea, 1995

Historien med hunden, 1993 

Una torrida mattina di mezz’estate, Erwin Caldwell, giudice fallimentare a Austin, Texas, telefona all’amico Tony, procuratore distrettuale, autoaccusandosi di un omicidio avvenuto nella zona. È davvero colpevole o l’autodenuncia è solo una manifestazione del suo recente stato depressivo? Costruito come un giallo, con i fili di diverse storie che si intrecciano in un complesso gioco di rimandi, Storia con cane è una specie di thriller esistenziale che ruota intorno al problema del male, la sua banalità e il suo radicato far parte della Storia come della vita quotidiana, la sua inspiegabile facilità e l’irrisolvibile enigma che costituisce la sua presenza nel mondo. Un illustre professore di filosofia etica dal passato nefando, un’affascinante libraia, l’uomo col più alto quoziente d’intelligenza degli Stati Uniti, un geniale e pazzoide autore di fantascienza alla Philip Dick, un mago cattivo, amici vegetariani, avvocati, professori universitari, bassifondi di provincia e tutta la fauna di sprovveduti e furbastri che transita in un tribunale fallimentare sono i protagonisti degli episodi che Gustafsson racconta divertendosi a variare registro, ad accostare la prova ontologica dell’esistenza di Dio di Anselmo d’Aosta o l’Ars Magna di Raimondo Lullo alle chiacchiere dal parrucchiere, le conversazioni piene di tenerezza con il piccolo nipote a episodi di cronaca nera. Il tema costante è una riflessione morale sulla nostra epoca: ma nell’atmosfera incombente da fine millennio, da “secondo diluvio universale”, non vi è più un giusto incaricato di salvare tutti gli esseri viventi. La coscienza della crisi è affidata a un testimone che sa di “fluttuare nel vuoto”, di vivere nell’incertezza, un giudice che non può prendere atto dei fallimenti della vita, un uomo che ha ucciso un cane, scoprendo di aver provato una gioia segreta, e che ha lasciato morire una tartaruga per distrazione, alimentando quell’“ingiuria inaudita che c’è in questo: che possiamo diventare un nulla. E solo perché qualcuno ha smesso di amarci”.

 

Nessun commento:

Posta un commento