Anthony Trollope - La vita oggi


 

 

Anthony Trollope

La vita oggi

The Way We Live Now

 

Sellerio, 2015

 

Oltre ad essere il più lungo, La vita oggi è anche il più grande dei romanzi di Anthony Trollope, l’opera in cui meglio risalta il suo genio letterario. Genio vittoriano, che si affianca a quello di Dickens e di Thackeray, e che a detta di Henry James poggiava sulla «sua totale comprensione dell’usuale». Infatti, in Trollope sembra celebrarsi un vero e proprio fastoso trionfo del «narratore onnisciente», vale a dire del modo di raccontare in cui il lettore è invitato a spolverare i più nascosti angoli delle situazioni, delle vicende e degli stati d’animo. Un procedere maestoso e necessario come un grande fiume, caro ai lettori convinti, come l’autore, che l’obiettivo dello scrivere sia mostrare la varietà della natura umana in tutta la sua ampiezza e profondità, alla ricerca di ciò che è eternamente umano. La vita oggi è un’ambiziosa satira sociale e fu ispirato da una serie di scandali finanziari degli anni Settanta dell’Ottocento. Decine di personaggi attorniano il protagonista principale: un finanziere, August Melmotte, dall’oscuro passato, che impianta a Londra famiglia, affari e vita sociale, e si imbarca in un colossale investimento, che attrae e travolge, segnando innanzitutto la sua propria ascesa e caduta, capitali, talenti, fortune ed entusiasmi provenienti da ogni parte dell’aristocrazia del danaro e dei titoli. E ciascuno di questi sotto-protagonisti, assieme a familiari e affiliati, è posto al centro, come accade nella vita vera, di una sotto-trama, come il ramo che s’impianta nel tronco maggiore e si conclude a sé. Perché il protagonista vero, che il vittoriano Trollope mette in scena, è la disonestà dei suoi tempi, di perturbante attualità nel confronto spontaneo con i nostri. Disonestà politica, morale, intellettuale, perfino giornalistica, oltre che economica. Un quadro desolante di generale corruzione in cui il meno disprezzabile umanamente risulta essere, con impietosa ironia, forse proprio l’artefice dell’imbroglio.

 

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