Charles Dickens - Martin Chuzzlewit


 

 

Charles Dickens

Martin Chuzzlewit

Martin Chuzzlewit

 

Adelphi, 2007

 

«La più grande opera del genio comico nell’intera letteratura inglese» è stato definito questo romanzo da R.C. Churchill. Forse si dovrebbe dire, piuttosto, del genio satirico: infatti, la straordinaria vis comica che anima personaggi ed episodi, pur avendo la stessa qualità ed efficacia che avevano fatto la grandezza del Circolo Pickwick, trova qui espressione in un linguaggio molto più ricco, e in analisi psicologiche assai più penetranti e sottili, come dimostra in special modo la celebre satira della società e delle istituzioni americane. Soprattutto, essa muove e lievita istanze e preoccupazioni che operano a un livello di interessi più profondo e universale; tra gli altri, e in primo piano, il problema dell’uomo, della propria autonomia, nei confronti di una società in rapida evoluzione e tendenzialmente disgregatrice di molti valori tradizionali. La tensione morale che domina il romanzo dà ai personaggi e agli episodi comici (e ce ne sono di giganteschi) una finalità «rappresentativa» che incide sulla libertà assoluta propria del gioco comico. L’autore, dissociandosi dal mondo che descrive e dai personaggi che vi agiscono, stabilisce con essi un rapporto ambiguo di partecipazione «negativa» e di effettivo distacco morale la cui sola forma adeguata di espressione è appunto la «satira». Alcuni personaggi divenuti proverbiali, come Mr Pecksniff e la signora Gamp, parlano in uno stile che è «il sublime del grottesco», cosicché le loro grette passioni assumono naturalmente una grandiosità epica. In generale, la compattezza della narrazione e l’eccezionale sicurezza con cui sono orchestrati e condotti i temi principali dell’opera fanno del Martin Chuzzlewit il «primo romanzo della piena maturità di Dickens».

 

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