Colin Dexter - Il gioiello che era nostro


 

 

Colin Dexter

Il gioiello che era nostro

The Jewel That Was Ours, 1991

serie Ispettore Morse

# 9

 

Sellerio, 2016

 

«Una volta trovai un cruciverba in cui tutte le definizioni ammettevano due soluzioni. Era una specie di rompicapo fatto di doppi sensi. Se imboccavi la strada sbagliata con l’1 orizzontale, tutto sembrava funzionare anche in verticale, tranne un’unica lettera. E di fatto partii con il piede sbagliato». L’ispettore capo Morse, esperto enigmista, appartiene al genere degli investigatori logici, infallibili. Solo che è tutt’altro che infallibile. In ogni romanzo prende una o due piste perfette all’apparenza, che si rivelano clamorosi errori: «ma il suo intelletto era tale che ogni volta che una delle sue amate ipotesi subiva un grave colpo, era come stimolato a produrne una seconda ancora più attraente». Di modo che il lettore è trascinato in una giostra di indagini, ciascuna con raccolta di indizi, analisi, profilo del sospettato, ricostruzione del passato, trama del crimine e colpo di scena catastrofico. Fino all’illuminazione finale. Un metodo narrativamente geniale di unire il giallo deduttivo al poliziesco d’azione. Mentre l’ironia del narratore ha modo di scolpire una affollatissima galleria di personaggi che recitano il copione della loro vita. Sparisce un antico gioiello, il Puntale di Wolvercote, che un’ereditiera americana sta recando in dono a un museo di Oxford. Accade durante il «Tour Città Storiche dell’Inghilterra», che riunisce una comitiva di ricchi e anziani americani. Poco prima, o poco dopo, il furto, la proprietaria resta fulminata con tutta evidenza da un infarto. Ma a collegare il furto con la morte della ricca signora è un omicidio, stavolta inconfondibile, quello del curatore delle antichità anglosassoni del museo, il professor Theodore Kemp, che dal prezioso lascito attendeva riconoscimenti accademici. Scrutando in ogni dettaglio, Morse scopre qual è il «gioiello che era nostro» alla base di una catena di morti dolorose.

 

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