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Alessandro Reali |
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La matta di Milano |
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serie |
# 1 |
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Fratelli Frilli, 2020 |
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Milano, inverno 1964. In una gelida alba, la portinaia di uno stabile di viale Montenero, trova un cadavere sul marciapiede di fronte a casa. Si tratta di un giovane con la testa fracassata, privo di documenti. L’indagine viene subito affidata al commissario Caronte, conosciuto per certe asperità del carattere e uno stile di vita piuttosto originale. Probabilmente non è il poliziotto ideale, soprattutto in un’Italia come quella dei primi anni Sessanta. Poco propenso a retorica e formalità, cerca di svolgere al meglio il proprio lavoro, assistito da alcuni collaboratori fidati, in particolare il buon Perotti, col suo carico di problemi famigliari, una salute non proprio di ferro e il look vagamente alla Bogart. Nel tempo libero, il commissario, oltre a frequentare una donna affascinante e capace di smussare, con eleganza, i suoi lati più ruvidi, ama leggere romanzi classici di avventura e volumi di storia italiana, frequentare sale biliardo, cabaret e soprattutto osterie sul Naviglio, in particolare quella del Tenaglia, alla Ripa di Porta Ticinese: lì si mangiano i piatti tipici, si beve e si cantano le canzoni della Mala fino a notte fonda. Con lui, quasi sempre, i suoi migliori amici: Beppe, giornalista de “La Gazzetta dello Sport”, buongustaio tiratardi grande tifoso del Milan di Rocco e Rivera, e Rommel, cronista di nera de “Il Corriere della Sera”, dongiovanni, appassionato di jazz, elegante e squattrinato. Con loro, i personaggi di una Milano che sembra sospesa nel tempo, in un mondo che sta rapidamente cambiando, tra grandi mutamenti sociali e forti tensioni politiche. L’indagine prende una direzione precisa quando viene accertata l’identità del giovane morto. Si tratta di Giuseppe Magnaghi, detto Pino, disoccupato residente alla Bovisa. Con lui abitano il padre, la madre, un fratello minore che sogna di “fare il corridore in bicicletta” e una sorella, Maristella, bellissima ragazza di vent’anni che con Pino condivide il desiderio di emanciparsi da quella vita che ritengono squallida. |
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Alessandro Reali - La matta di Milano
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