I gatti lo sapranno: «Chiamatemi pure sbirro. Sono vecchio del mestiere, per queste cose non mi offendo più». Così si presenta ai lettori il commissario Ottavio Ponzetti in occasione di questa prima indagine. Niente di complicato, almeno all’apparenza: nel quartiere Esquilino hanno investito una gattara, lasciandola in fin di vita; la faccenda però è destinata a ingarbugliarsi nel più classico dei “pasticciacci”. Un poliziesco vibrante dei colori e delle atmosfere del centro storico di Roma, per la prima volta un commissario insolito, dal passo stanco e dal pensiero veloce. Ci saranno altre voci: La sparizione di un uomo dipinto da tutti come tranquillo, all’antica, solo un po’ misantropo, è al centro della seconda indagine del commissario Ponzetti. Un caso che finirà addirittura in tv, scatenando un putiferio tra i ragazzi del liceo Mameli (dove lo scomparso insegnava) e le loro rispettive famiglie. Tra i silenzi ovattati del quartiere Parioli, affiancato dal simpatico ispettore Iannotta, il commissario dovrà vedersela con ben tre donne, implicate a vario titolo nel mistero inscenato. Il silenzio degli occhi: Dicembre 2008. Mentre Roma è percorsa da un’ansia febbrile per l’eccezionale piena del Tevere, il commissario Ponzetti ritrova nella sua auto un bambino di circa quattro anni, scalzo e sordomuto. Una faccenda non da poco, cui si aggiungono le iniziative della famigerata “banda dei suv”, che lascia la sua firma squarciando le gomme a decine di auto. La terza indagine di Ponzetti inizia nei toni di una farsa per assumere presto le tinte di un intrigo che lo obbligherà a fare i conti persino con i Servizi Segreti.
|
Nessun commento:
Posta un commento