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I bei giorni di Aranjuez: un dialogo estivo |
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Die schönen Tage von Aranjuez. Ein Sommerdialog, 2012 |
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Quodlibet, 2016 |
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Un uomo e una donna siedono a un tavolo da giardino, all’aperto, in un bel giorno d’estate, e parlano dell’amore. Tra loro vi è intimità, confidenza, una franchezza spietata, una sincerità disarmata, e lealtà nel rispettare il gioco delle parti in uno scambio governato da regole precise. Ma la scena che stanno recitando non è quella di un corteggiamento. Nulla lascia intendere che siano, o siano stati, amanti. Nel «dialogo estivo» che si svolge tra loro – né «dramma» né «tragedia», ma un genere del tutto singolare: divertimento serio, gioco estremo, rito solenne e pervaso di erotismo – si raccontano l’un l’altra le proprie esperienze amorose. «La tua prima volta con un uomo, come è stato?», chiede lui. E lei, incalzata dalle sue domande, lascia affiorare i ricordi. Densa di allusioni, di evocazioni, sorretta da un sottotesto di segreti rimandi letterari, illuminata da sconcertanti rivelazioni, la conversazione tra i due – personaggi senza nome fino alle ultime battute, emblemi dei due sessi, archetipi dell’uomo e della donna – procede come una danza, scabrosa e pudica, enigmatica e sensualissima. Ambientato in un luogo fuori dallo spazio e dal tempo – del giardino in cui la scena si svolge gli alberi non si vedono nemmeno, si odono appena –, I bei giorni di Aranjuez è una sfida a qualsiasi possibilità di rappresentazione: perfino la città nominata nel titolo compare come un ricordo nei racconti dell’uomo e come la citazione di un verso di Schiller. Dedicato a «S.», cioè a Sophie Semin, la moglie di Peter Handke, attrice teatrale, il testo è stato trasposto nel film omonimo dal regista Wim Wenders – che ha raccolto la sfida dell’irrappresentabilità – e interpretato dalla stessa Sophie nel ruolo della protagonista, in una realizzazione che lascia immaginare, da parte di un autore così sfuggente, mille coinvolgimenti personali. |
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Peter Handke - I bei giorni di Aranjuez: un dialogo estivo
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