David Garnett - Un uomo allo zoo


 

 

 

 

 

 

 

 

David Garnett

Un uomo allo zoo

A Man in the Zoo

 

Adelphi, 1993

 

Due innamorati, John e Josephine, litigano passeggiando in un giardino zoologico. «Dovresti essere rinchiuso nello Zoo. Qui dentro la collezione è incompleta senza di te» dice la ragazza. E John prende al volo l’occasione. Previo regolare contratto, esporrà se stesso, primo essere umano in tutta la storia dei giardini zoologici, nella casa delle Scimmie, dalla quale conta di non uscire più. D’altra parte, come fa osservare nella sua domanda alla direzione dello Zoo, «escludere l’uomo da una collezione della fauna terrestre equivale a recitare l’Amleto senza il principe di Danimarca». Immediato il successo di pubblico. Tutti fanno la fila per vedere il giovane scozzese dietro la rete, seduto su una poltrona, che legge Il ramo d’oro di Frazer e il Wilhelm Meister di Goethe e talvolta si svaga giocando con un delizioso caracal. Lieve come una fiaba, brillante come una pochade, sinistro come una parabola swiftiana, questo breve romanzo sembra aver catturato la quintessenza dello spirito di Bloomsbury, e soprattutto quel desiderio, comune a Garnett e ai suoi amici degli anni Venti, di scrollarsi di dosso la zavorra dei costumi sociali e respirare liberamente – magari anche, con paradossale consequenzialità, nella gabbia di uno zoo.

 


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