Peter Handke
Il peso del mondo
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Guanda, 2014 (Prima pubblicazione: 1981)
Una nuvola vista dalla finestra, una malattia, un incontro sulle scale di casa, un libro, una trasmissione televisiva, un raduno di persone illustri o ignote, una figlia: tutto è occasione o pretesto, in Peter Handke, per trascrivere quasi medianicamente – o come in quel limite ambiguo che separa la veglia dal sonno – il proprio trasalire di fronte alle cose. Tutto ci ferisce, dice Handke, e nello stesso tempo tutto ci può esaltare, convertire, redimere. Il peso del mondo è uno dei più bei libri di uno scrittore che crede quasi fideisticamente nell’esistenza di un’«ora del vero sentire». Ogni frase si tramuta in un’epifania, in un momento rivelatore. È un procedimento che registra il «bello» e il «buono», tutto ciò che nasce per la seconda volta; ogni «aurora», ogni «rinascita degli dei» sono deputate a togliere al mondo il suo peso e all’aforisma il suo alone sentenzioso. Una magistrale prova d’autore di uno dei più grandi scrittori europei d’oggi.
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