V.S. Naipaul
La perdita dell'Eldorado
Una cronaca coloniale
Adelphi, 2017 (Prima pubblicazione: 2012)
Crescere in un mondo dal «passato ignoto» può segnare una vita intera. Non stupisce dunque che Naipaul, da ragazzo, a Trinidad, sentisse «l’assenza della storia»: nessuno, intorno a lui, sapeva che Chaguanas, la sua città d'origine, trae il nome dai nativi che Colombo aveva chiamato «indiani» e che ora non esistono più, come i Caribi e gli Aruachi, svaniti senza lasciare monumenti; a nessuno interessava che l'isola fosse servita agli spagnoli solo come base per la corsa all'oro nella giungla sudamericana; e su quanto rimaneva delle piantagioni di canna da zucchero, risalenti alla successiva dominazione inglese, nessuno si interrogava. La storia era stata sostituita dai favoleggiamenti, che depuravano i fatti dalle loro scorie livide ammantandoli di innocenza, e soffondeva di un'aura fantastica i tumultuosi eventi delle Indie Occidentali. Ma alla fine degli anni Sessanta, attraverso lo studio rigoroso dei documenti conservati al British Museum, Naipaul intraprende un viaggio che lo sprofonda «in un orrore al quale non era preparato», in un «indicibile dolore»: ma lo spinge anche a scrivere questa lucida, scabra cronaca, dove il fiabesco Eldorado si tinge di barbarie e lascia affiorare schiavitù, massacri e torture divenuti e rimasti per secoli agghiacciante normalità. Visitando sotto la sua guida i grandi momenti in cui Trinidad è stata toccata dalla «storia», vedremo così gli europei 'civilizzatori' in una sinistra quotidianità, e l'epopea della Conquista trasfigurarsi in catastrofe. E, una volta di più, verificheremo che Naipaul sa come nessun altro diagnosticare e curare una malattia tipicamente coloniale: la perdita della memoria.
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