V. S. Naipaul
Lo scrittore e il mondo
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Adelphi, 2017 (Prima pubblicazione: 2017)
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Chi desidera sapere – nel senso innanzitutto di vedere – come è fatto il mondo, oggi e l'altro ieri, non ha che da aprire questi reportage di Naipaul, che coprono quattro decenni e abbracciano quattro continenti, soffermandosi anche in luoghi-crocevia come la «sua» Trinidad. Empatico e spietato al tempo stesso, Naipaul vede in molti degli scenari che attraversa un'irrisolta concentrazione di modernità e decadenza, esito di una continuità deviante tra il periodo coloniale e i governi-regimi successivi. Così è in un'India disseminata di villaggi anonimi semi o sottosviluppati e di stazioni ferroviarie che la notte rende «indistinguibili l'una dall'altra». O in un Congo- Zaire – quello della dittatura di Mobutu, «cittadino, capo, re, rivoluzionario» – che si riverbera, al di là dell'Oceano, in tanti frammenti dell'«Africa della diaspora»: ad esempio nella «comicità assoluta, fumettistica» della surreale Saint Kitts, nei Caraibi, dove il re-pastore Papa Bradshaw, spesso a bordo di una Rolls Royce gialla, deve trattare con il sindacato WAM e l'opposizione PAM. O, ancora, in un'Argentina velleitaria e impoverita, predata e predatoria, archetipo di tutte le dittature latino-americane che hanno imparato «a sfruttare l'effetto drammatico del silenzio» come parte della «strategia del terrore». L'effetto finale, anche grazie a una prosa capace di alternare lunghi indugi descrittivi e improvvise sintesi aforistiche, è una contemporanea compressione e dilatazione del mondo.
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