Günter Grass
La ratta
Einaudi, 1987 (Prima pubblicazione: 1987)
«Chiuso. Voi uomini c'eravate una volta. Siete dei fu, il ricordo di una follia... In futuro nient'altro che ratti».
E' l'apocalisse prossima ventura così come la vede Günter Grass, o meglio così come gliela rivela in sogno la Ratta sapiente, simbolo e presagio dell'era post-umana. Un day-after a cui concorrono scorie radioattive, piogge acide, fusti che colano veleni, discariche immense e naturalmente l'incombere della catastrofe termonucleare. A salvarsi dalla distruzione sarà solo il grande popolo dei ratti che prospera sui rifiuti dell'uomo e resiste al disastro ecologico nelle fogne diventate rifugi antiatomici.
Una degenerazione universale in cui è coinvolto anche il romanzo come struttura narrativa, una matassa di storie che si rincorrono, si perdono, si ritrovano. E chiamano in causa Os-kar, l'eroe del Tamburo di latta, ma anche il Rombo e Hänsel e Gretel. «Malgrado tutto, - dice l'autore nell'ultimo dialogo con la Ratta, - resta la speranza?
Supponiamo che noi uomini esistiamo ancora... ma questa volta vogliamo essere l'uno per l'altro, pacificamente con amore e dolcezza...»
«Un bel sogno» risponde la Ratta prima di scomparire.
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