V.S. Naipaul
L'enigma dell'arrivo
Adelphi, 2016 (Prima pubblicazione: 1988)
"L’enigma dell'arrivo" è nello stesso tempo un'intensa meditazione autobiografica e una delle più ipnotiche narrazioni della maturità di Naipaul. Tutto ruota intorno al luogo in cui lo scrittore si insedia al suo ennesimo ritorno in Inghilterra: un cottage nella valle del Wiltshire che solo un breve viottolo separa dall’incanto arcano di Stonehenge, i cui antichi tumuli «profilati contro il cielo» si intravedono dal varco di una siepe. Da qui – da questo osservatorio opaco e metafisico, dove cupi parchi secolari convivono con autostrade solcate da camion colorati come giocattoli – lo scrittore scruta e ricorda, in un unico flusso. Scruta la comunità circostante (mungitori, contadini, piccoli imprenditori e giardinieri in tweed) come un microcosmo ibernato in una «rete di risentimenti reciproci», di gente infelice che per sopravvivere deve restare «cieca alla propria condizione». E ricorda le tante sequenze del suo passato di nomade e apolide, dalla Trinidad romantica e perduta della sua infanzia (un universo «di campi di canna da zucchero e di capanne e di bambini scalzi») a una Londra «estranea e sconosciuta», che gli porterà – tra i doni taumaturgici – una passione febbrile per Charles Dickens. L’esito è un percorso umano e intellettuale di disillusione radicale, in cui Naipaul – immettendo nella propria cadenza un inconsueto timbro malinconico – trova il solo appiglio e la sola vera patria in una tortuosa vocazione di scrittore.
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