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Paolo Volponi |
La macchina mondiale |
Vincitore 1965 |
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(Edizione Einaudi, 2015) |
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Anteo Crocioni è un giovane contadino marchigiano degli anni '50. Conosce bene il suo lavoro e l'ambiente in cui vive, ama la moglie, la casa, la terra. Attraverso l'osservazione dei corpi animali e vegetali, le combinazioni di macchine immaginarie, la lettura di testi filosofici e scientifici, le meditazioni solitarie sulle stagioni, e sulle esperienze familiari e sociali, viene maturando la visione di un futuro «armonioso», di una «eterna» e «felice convivenza degli uomini», di una progressiva rigenerazione del mondo: e affida la sua utopia a un Trattato. Gli uomini, sostiene Anteo, «non sono creature del cielo ma macchine fabbricate da altri uomini», che possono e debbono perfezionarsi all'infinito, secondo una nuova filosofia morale. I compaesani, ancora dominati dalla paura e dal sacro rispetto delle istituzioni, lo mettono presto al bando come ribelle e come «matto». Abbandonato anche dalla moglie, che non lo capisce, Anteo va a Roma per cercare di lei e far conoscere il suo Trattato: e lí la vicenda troverà la sua drammatica conclusione. La macchina mondiale (1965) è il secondo romanzo di Paolo Volponi, che vi intreccia magistralmente i temi e i modi espressivi che gli sono cari: il rapporto fra mondo contadino e mondo industriale-cittadino, la carica eversiva dell'ideologia contro i ritardi, le chiusure e le sordità morali della società italiana, la fervida sperimentazione linguistica e stilistica. Per Volponi, come per Anteo, la vera pazzia è di quanti accettano l'infelicità e l'ingiustizia senza accorgersi della possibilità di una vita rinnovata e felice. Come ha osservato Gian Carlo Ferretti, «le pagine piu belle e piú nuove del romanzo sono quelle in cui il motivo della progettazione "scientifica" di Anteo e le sue esperienze dolorose e serene i di ogni giorno diventano momenti di una tenace, drammatica, agonistica e quasi eroica aspirazione a una vita diversa per tutti». |
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Paolo Volponi - La macchina mondiale
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