Carlo Della Corte - Cuor di padrone



Carlo Della Corte

Cuor di padrone

finalista 1977

Edizioni del Ruzante, 1977

 

La natura è in rivolta. Un cane schiavo vuole diventare uomo. Forse ci riesce. Dentro l’avvincente narrazione — con episodi che rasentano il giallo — si sviluppa il duplice processo: imbestiamento dell’uomo e umanizzazione dell’animale. Alla fine i conti tornano, con un allarme: attenzione gli animali ci guardano. Nell'apparente quiete di un paesaggio lacustre, percorso da misteriose vibrazioni, un cane, un miserabile bastardo, consuma la sua allegorica avventura di insediamento in un corpo umano. Nel romanzo, spietato e grottesco, che potremmo — definire fantaecologico, la natura è in rivolta, la tensione si spezza, esplode in un'assurda metamorfosi. Contagiato dall'odio e dall'erotismo malato in cui si dibattono gli uomini, il cane cova la sua astuta maturazione, sulla scia degli animali sapienti del circo, dei cavalli che sanno di conto, zoccolanti su idonei pallottolieri. In questo mondo precario, dove anche il vento sembra partecipare a una specie di psichismo collettivo, irrompono episodi di sapore giallo, a sottolineare la patologia dell'uomo che si degrada in un processo d'imbestiamento e dell'animale  che sale piano fino al trasfert finale, i biechi gradini di un processo di umanizzazioni. I conti tornano però segnati in rosso, sulla scheda anagrafica di queste esistenze allo sbando. L'autore divaricato tra filantropia e zoofilia, allo sbando, scruta con profonda partecipazione le latebre di un contagio che rischia di travolgere le stesse regole, sin qui canoniche,  alle quali si era sempre uniformata la natura. Gli avvertimenti che ne escono sono molteplici: la lotta tra schiavo e padrone deborda dai suoi confini puramente sociali, coinvolge primati, felini e vegetali. E per l'uomo squilla mostruosamente un allarme: attenzione gli animali ci guardano.

 

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