Enzo Siciliano - Rosa pazza (e disperata)





Enzo Siciliano

Rosa pazza (e disperata)

Candidato 1973

(Edizione Garzanti, 1973)

 

Enzo Siciliano è entrato nella narrativa nuova italiana con i Racconti ambigui. Titolo non messo a caso da uno scrittore che è anche un critico acuto: pure Rosa (pazza e disperata) si svolge sotto il segno dell'ambiguità, che in tempi di sfacelo delle certezze rimane l'ultimo ancoraggio. L'ambiguità è del genere e dei personaggi, in una fusione tanto più riuscita quanto più cangiante. Va bene, si tratta di un romanzo, ma potrebbe trattarsi del treatment d'un film, però d'un film (ecco un'ambiguità nell'ambiguità) che guardasse con nostalgia alla gran libertà, alla follia inebriante del melodramma. E il titolo è già una chiave. Ma poi, che cosa potrebbe immaginarsi di più ambiguo di Rosa, e del suo marito, e soprattutto del suo amante? E il tempo, così deliziosamente ambiguo anch'esso, nei suoi colori scenografici infiammati o abbuiati dalle luci dell'abilissimo elettricista-autore: è quello d'oggi, o di ieri, o dell'altrieri? In tale continuo trascolorare vibrante d'ambienti e di personaggi, le azioni, ora dolcissime ora terribili, hanno la logica non meschina ma volante, s'è detto, del teatro per musica. Con il pedale continuo, lievissimo, dell'ironia, a sostenere le grandi arie, i recitativi, le cabalette. Ad ogni modo, se di melodramma si può parlare, si deve intendere prewagneriano e post: Siciliano non perde tempo e la sua Rosa (pazza e disperata) non naufraga in indugi descrittivo-sonori, prende il via e non si ferma, irrevocabilmente, che al suo fatale concludersi.

 

 



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