Anna Banti - Je vous écris d'un pays lointain


Anna Banti

Je vous écris d'un pays lointain

Vincitore 1972

Mondadori, 1971

 

La scrittura della Banti riflette, ora che la vecchiaia è una lucida realtà (scrive questa raccolta a 73 anni) e ora che ha perso il suo amato e inseparabile compagno e maestro (il famoso critico d’arte Roberto Longhi), le note dolenti dell’esistenza di una donna che ha vissuto a lungo e intensamente, senza lesinare, e ora, approssimandosi alla fine della vita, non ha paura di narrare l’esistenza nelle sue luci e nelle sue ombre. Il viaggio interiore della scrittrice ci parla di desiderio, di fame di conoscenza, di ricerca, di distacco, di solitudine, di perdita, di allontanamento da sé e dalle cose più care. Il viaggio personale della donna si sovrappone, nei racconti, alla narrazione di un viaggio inteso realisticamente come spostamento nello spazio e nel tempo, un viaggio impegnativo e ricercato che riflette l’amore della scrittrice per le epoche di trapasso e decadenza, i buchi neri della Storia. La scrittura conduce la Banti indietro in un tempo tra le cui amare vicende il viaggio si delinea come ricerca spasmodica di una meta agognata dall’autrice e dai suoi personaggi. I primi tre racconti sono ambientati in un passato remoto, l’epoca delle invasioni barbariche, mentre l’ultimo è un piccolo esperimento, quasi un racconto di fantascienza. Una scrittura virile, essenziale, un andamento saggistico contraddistinguono la narrazione dalla quale emerge chiaramente il concetto del viaggio come paradigma di vita/morte; si muore e si rinasce quando si intraprende un viaggio e quando si ritorna a casa in una eterna e bivalente altalena esistenziale. Anna Banti si comporta come un’inviata spazio-temporale: si siede in terra e con l’accorta e la minuziosa ispirazione di un cronista, registra gli attimi cruciali di avvenimenti che non conosciamo poiché appartengono a momenti bui della Storia, ma la scrittrice invece è li nel fango, tra le scorribande dei barbari (i goti, i franchi, i godoari). Il viaggio personale della donna, l’esigenza di purificarsi dopo tanto dolore e di ritornare alle origini del male si sovrappone al racconto della scrittrice sulle origini delle barbarie (guerre, devastazioni, epidemie, fratricidi).

 

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