|
|
||
|
|||
Bill James |
2010 |
||
Club |
|||
, 1991 |
|||
Serie Harpur & Iles | # 7 |
|
|
Sellerio |
|||
È stato ucciso Ian Aston, forse a colpi di mazza forse in altro modo: nemmeno l’arma del delitto è definita. Era un uomo di raccordo della malavita. Era anche l’amante dell’inquieta Sarah, la moglie, da poco madre di una bambina, del tirannico Desmond Iles, numero due della polizia locale. L’omicidio, per lo stile e il luogo, sembra un regolamento di conti. Ma nessuno può fare a meno di sospettare di Iles, il quale, del resto, è così arrogante da non curarsene affatto. E a complicare il contesto, c’è la circostanza che l’oscuro omicidio piomba tra capo e collo mentre sia la polizia che la mafia stanno tentando un restyling di immagine pubblica. Intanto, l’organizzazione deve sostituire il suo uomo di raccordo e pensa di farlo con il più rispettabile Ralph Ember, proprietario del Monty, un club, una volta esclusivo, adesso incontro della malavita, frequentato anche da Sarah e da Ian Aston. Dal Monty dunque partono le due storie: l’inchiesta sull’assassinio, condotta, con un misto di reticenza e malizia, da Colin Harpur e Mark Lane, i due alti colleghi del sospetto Iles; l’ascesa entro l’organizzazione del prudente Ralph Ember, boss «suo malgrado». E al club Monty giungeranno entrambe, trovando un compromissorio accomodamento intorno al cadavere di Aston. Cos’è dunque il Club del titolo? è il Monty; ed è, simbolicamente, la cricca dei poliziotti e quella dei delinquenti, colte, in un parallelismo acidamente ironico, mentre tentano di mettersi in sintonia con i nuovi tempi politici che corrono. In filigrana, la società opaca, chiusa del potere che muta tra thatcherismo e post-thatcherismo («Oliver Il Compassionevole» si chiama il capo criminale e «conservatorismo compassionevole » era detta la linea dei successori della Signora di Ferro). Dopo Protezione e Confessione, prosegue, con questo terzo romanzo, la serie di Desmond Iles e di Colin Harpur, poliziotti angelici e satanici, con cui sono raffigurati, in un affresco poliziesco e sociale insieme, venticinque, decisivi anni di storia inglese. «Maestro nell’orchestrare il caos», come è stato definito dal «New York Times», Bill James conduce il racconto usando prevalentemente il dialogo, serrato, realistico; ad esso affida il compito di riferire, con il cinismo dei protagonisti, particolari, indizi, retroscena, fatti sepolti, trappole. L’intreccio, quindi, colpisce il lettore come riflesso nei frammenti di uno specchio rotto: a rafforzare l’effetto della realtà caotica, appunto, in cui poliziotti e criminali sono solo i comuni gestori del disordine. |
|||
|
|
Bill James - Club
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento