Bill James - Rose, rose


 

 


Bill James

2011

Rose, rose

Roses, Roses, 1991

Serie Harpur & Iles

# 10

Sellerio

«Quando fu uccisa da tre coltellate al torace nel parcheggio di una stazione ferroviaria, Megan Harpur stava tornando a casa, a dire al marito che lo lasciava per un altro uomo». Megan, la moglie del Soprintendente di Polizia Colin Harpur, è stata fino a questo punto, tra i personaggi della serie ambientata da Bill James in un’innominata città costiera dell’Inghilterra meridionale, il critico più severo e sprezzante della «zona grigia» tra legge e crimine: quella frequentata da informatori gestiti come minimo disinvoltamente, infiltrati che agiscono come agents provocateurs, poliziotti disposti a farsi corrompere. Figlia di due integerrimi medici londinesi che «avevano conservato il modo di pensare e di comportarsi che veniva loro dall’educazione, quegli usi e costumi che avevano contribuito a tenere più o meno a galla la componente di classe media del Partito Laburista per decenni», Megan ha vissuto con disagio l’ascesa di Colin in quel mondo profondamente ambiguo, fino a decidere di lasciare la famiglia e ufficializzare la relazione con Tambo, un alto funzionario di Scotland Yard. Anche lui un poliziotto, dunque, ma uomo rigoroso, tutto d’un pezzo, con il quale Megan può oltretutto condividere i propri interessi culturali. Poi, improvviso, il delitto: forse una vendetta trasversale, i cui contorni precisi risultano tuttavia sulle prime illeggibili, proprio perché circondati dalle nebbie della «zona grigia». Allo svolgimento dell’indagine condotta dall’ineffabile Desmond Iles, cui Colin non può esimersi dal contribuire clandestinamente (ma violando e capovolgendo tutte le regole e le aspettative della letteratura di vendetta), si alternano, capitolo dopo capitolo, i frammenti della «scatola nera» di Megan, i cui pensieri e la cui vicenda seguiamo e ricostruiamo fino al momento dell’omicidio. Ponendo al centro del romanzo la personalità contraddittoria di Megan, Bill James può raccontare con qualche anno di anticipo (siamo nel 1993) i dilemmi etici che agiteranno una certa borghesia professionale e intellettuale durante tutta l’era del «blairismo»: proprio quei dilemmi che il ministro Mandelson – tra le massime incarnazioni dello spirito del tempo – pensava di esorcizzare con la celebre frase: «Siamo profondamente rilassati riguardo al fatto che la gente diventi schifosamente ricca».

 

 




Nessun commento:

Posta un commento