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Ennio Cavalli |
Libro Grosso |
Vincitore poesia 2009 |
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Aragno, anno |
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Per prima cosa, una constatazione: ogni tanto Cavalli ripubblica sue raccolte. L’aveva già fatto con l’autoantologia Cose proprie (Spirali, 2003), in cui aveva selezionato una summa del suo lavoro poetico. Questa volta non si tratta di un’antologia, ma di riproposizione integrale, sia pure con varianti. Se ci si domanda perché, una risposta può essere che egli abbia bisogno di ripensare alla propria ricerca, rileggere i testi ed espungere ciò che col passare del tempo gli sembra superfluo, e ridisegnare, a scadenze, il grande “corpo” del suo castello incantato e magico costruito con le parole. La trilogia, corredata dal gruppo di testi inediti, permette di fare un consuntivo di un particolare periodo della sua ricerca (vedi le date di pubblicazione) ma anche un confronto con le ancora fluttuanti aperture sul nuovo. Tutto valido, tutto in linea con la predilezione di Cavalli di scrivere e riscrivere. Ne viene fuori un distillato di maggior gradazione e di maggiore fluidità. Il segreto è nella parola. Con la parola c’è la poesia, cioè la vita. Senza parola c’è il mutismo, c’è il vuoto, c’è la morte. La parola non necessariamente deve generare una classificazione, ma può essere coniugata. Ogni parola è un elemento di una composizione che di volta in volta può essere chimica, fisica, liquida, colorata, statica o dinamica. Non è un gioco, è una necessità, ma nella necessità è insito il senso ludico delle cose, della vita. E nel ludico è implicita anche una certa ironia, non sempre, ma quando serve a smitizzare o alleggerire la gravità delle situazioni. (Corriere della Sera) |
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Ennio Cavalli - Libro Grosso
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