Enrico Regazzoni - Una parete sottile


Enrico Regazzoni

Una parete sottile

Vincitore Opera prima 2015

Neri Pozza, 2014

 

«Per anni… ho vissuto con l’orecchio destro schiacciato contro una parete sottile». Fin dall’età di tre anni, il giovane protagonista di queste pagine abita con la madre in un bilocale del centro storico di una città di provincia nel nord Italia. Una casa modesta, che è la frazione di un appartamento ben più vasto e nobile nel quale vive una famiglia numerosa, due genitori e quattro figli che sembrano il ritratto dell’esistenza armoniosa. Dal sottile tramezzo che divide le due abitazioni, e che passa proprio per la sua stanza, il ragazzo sente le voci e i rumori della truppa chiassosa e felice che gli vive accanto: le grida dei saluti, del gioco e dei dispetti delle sorelline, le cartelle sbattute, le corse nel lungo corridoio, e poi gli scambi fra i due genitori, che sembrano costanti confidenze, parole sussurrate da vicino. Ma sono soprattutto le note del pianoforte, magistralmente suonato dalla madre dei quattro ragazzi, una signora bionda che per la famiglia ha rinunciato alla carriera di concertista, a invadere la stanza e il tempo del ragazzo. Lui, che è un tipo solitario, legge molto ma non sa nulla di musica, e quell’ascolto involontario lo emoziona e lo turba fino a sconvolgerlo. Quando poi, per un’ improvvisa malattia del marito, la pianista resterà vedova e affronterà gli anni del lutto chiedendo aiuto al suo strumento, il giovane sarà costretto a seguirla in un viaggio attraverso il dolore che gli apparirà tanto irresistibile quanto incomprensibile. Cercherà in ogni modo di resistere a quel coinvolgimento, che gli annebbia i sensi ed esaspera la sua immaginazione. Ma la musica che varca quella parete si rivelerà più forte di tutto: anche di Rosa, una ragazza luminosa e più grande di lui, che per amore proverà a strapparlo all’incantesimo di quell’ascolto. E solo alla fine gli sarà chiaro che ciò che sembrava casuale era invece necessario, e che se non aveva potuto scendere da quel treno era perché quel viaggio, oltre che della pianista, era anche, e intimamente, il suo. «Un romanzo potente, dove la musica si incarica di sfondare la parete sottile che costringe le parole non dette. E impone loro di dirsi». Umberto Galimberti «Ecco un libro tanto superfluo quanto insostituibile, come ogni essere umano. Un libro-persona. Non perché somiglia al suo autore: perché è il suo autore. Un libro che non è in gara con altri libri, non pretende un posto in classifica. Semplicemente unico. E, credo, bellissimo». Vittorio Sermonti

 

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