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Enzo Forcella |
Celebrazione di un trentennio |
Vincitore 1975 |
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Mondadori, 1974 |
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Enzo Forcella scrive Celebrazione di un trentennio subito dopo essere stato Costretto a lasciare «Il Giorno», la cui "normalizzazione" era stata sancita definitivamente nel 1972 (con la sostituzione di Itala Pietra con Afeltra). È il suo secondo "licenziamento politico", nel 1959 cm stato costretto a lasciare «La Stampa». In quella fase aveva scritto, per "Tempo presente", Millecinquecento lettori . Confessioni sul giornalismo politico: un piccolo. amarissimo capolavoro. Poi era venuta l'esperienza de «Il Giorno», nei densi anni sessanta. Poi, ancora un'altra disillusione: e non solo per come quell'esperienza si era mestamente avviata al declino. Nel 1968 Forcella aveva scritto con Alberto Monticone un libro come Plotone d'esecuzione, ma soprattutto aveva vissuto quel clima con interesse e attenzione. Raccontando l'esperienza del movimento dei giornalisti democrati, che aveva fondato a Roma, scriverà nel 1983: «Il '68 per me come per tanti altri significò anche questo: la scoperta che le rabbie le insoddisfazioni personali potevano diventare azione collettiva. Le cose si potevano modificare, o almeno valeva la pena di tentare di farlo». Per questo, la disillusione dei primi anni settanta è profonda, e Celebrazione di un trentennio assume il senso di una riflessione complessiva sull'Italia e su se stesso. Forcella affida a un capitolo del libro, Testimonianza sull'attendismo, il tema che lo segna interiormente sin dai lunghi mesi della Roma occupata dai nazisti, e che svilupperà appieno solo ne La Resistenza in convento: più esattamente, nei travagliati ma densissimi "frammenti di diario" che verranno pubblicati in appendice al libro (ma che ne costituiscono, in realtà, l'ossatura vera). E affida al capitolo che apre il volume la sua disincanta riflessione sull'Italia di quegli anni, sotto forma di appunti scritti fra il giugno 1973 e il maggio 1974. |
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Enzo Forcella - Celebrazione di un trentennio
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