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Giorgio Vigolo |
Le notti romane |
Vincitore 1961 |
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Bompiani, 1961 |
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Ne Le notti romane (Bompiani 1960, ripubblicato a giugno da EdiLet, Roma, pp. 196, Euro 14, a cura della succitata Vigilante) è possibile saggiare appieno la prosa lirica e visionaria di Vigolo, giocata nell’accensione della sua splendida potenza evocativa. Protagonista assoluta dei 15 racconti di cui consta il volume è una Roma onirica e misteriosa, ricca di anfratti simbolici, di scarti temporali, di sprofondamenti. Il racconto vigoliano si configura come avventura metafisica: «Cercare l’ignoto nel noto; immaginare che accanto alle strade, dove avevo tante volte passeggiato fin dall’infanzia, potessero esisterne altre così diverse e maravigliose». La realtà nota offre all’improvviso un varco per le dimensioni dell’ignoto. Ci sono crolli improvvisi, frane maceranti che aprono crepacci spazio-temporali, oltre i quali si penetra in altre dimensioni, parallele a quella diurna e normativa. Da qui, l’inganno delle cronologie: è «solo apparente» scrive Vigolo «la continuità della storia». La scrittura di questi racconti nasce da un’attitudine al meraviglioso: nel racconto “Il sogno delle formiche” si parla di «singolare disposizione alla penetrante lettura dei simboli e alla interpretazione ispirata delle figure». La realtà offre continui messaggi: presentimenti, avvertimenti, sibili, «istanze oscure del silenzio», «raggi dell’invisibile», apparizioni, mormorii, voci lontanissime che riverberano attraverso i muri… L’impianto visionario determina il rapido trascorrere delle immagini «fluenti le une nelle altre». |
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Giorgio Vigolo - Le notti romane
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