Luciano Erba - Il tranviere metafisico


Luciano Erba

Il tranviere metafisico

Vincitore 1988

Scheiwiller, 1987

 

Luciano Erba definisce se stesso "piccolo borghese" e Raboni: "conservatore illuminato". Del tutto estraneo a qualsiasi movimento culturale e quindi non appartenente a nessuna scuola particolare, rivela così una personalità decisa, un'espressività esclusivamente sua, non confondibile con tendenze e mode epocali. Scrive comi gli dettano il cuore, l'intelligenza e la raffinatezza di pensiero. Predilige "le cose", perché le può "far vivere" e quindi dar loro un senso. E non importa se questa sua particolare scelta crea la diminuzione dell'immaginario in favore della "presa sulla realtà"! Montale diceva: "sostanziale irrealismo", perché in una poetica così "reale", spesso irradiata da lame balenanti di sottile ironia e sfiorata da un velo impalpabile di personale umorismo, si celi una profonda complessità esistenziale, circondata anche da una aureola fatta di malinconia e da una segreta nostalgia per un'epoca perduta fra le spire del tempo impietoso, che fugge, lasciando i "superstiti", cioè i "sopravvissuti" sgomenti, un po' delusi, decisamente non coesi e non volontariamente allineati ad un "modus vivendi" diverso in tutto, accettato ma non condiviso.

 

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