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Filippo Tuena |
1991 |
Lo sguardo della paura |
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Le lettere erano una decina, antiche, malridotte: in più punti l'acido dell'inchiostro e i tarli avevano bucato la carta, lasciando fra le parole larghi vuoti. Sembravano merletti fragili e inconsistenti, eppure formavano un disegno. E qua e la, fra riferimenti oscuri a cardinali trafficoni e a commerci d'arte, compariva chiaro un nome capace di far sussultare il cuore di ogni antiquario: Michelangelo Per decifrare il segreto nascosto nelle antiche pagine che per caso, o per fatalità, gli sono capitate fra le mani in un pigro giorno di pioggia, il protagonista di questo romanzo s'immerge nel passato, ricercando tra archivi, biblioteche e monumenti, il mistero che ha potuto appena intravedere. E a poco a poco si accorge di essere coinvolto in due fosche vicende di orrore. La prima trama, nera e spettacolare, si svolge nel Cinquecento e ha come attori e comprimari un cardinale affarista, uno scultore falsario, un servo ladro e un monaco teatino che si è pentito troppo tardi. Su tutti la malinconia dell'autunno di Michelangelo, i suoi ultimi momenti. La seconda, giallissima e incalzante, è ambientata ai giorni nostri in una Roma popolata di singolari personaggi e in luoghi di villeggiatura apparentemente sereni e riposanti. Sono coinvolti un vecchio barone, un marchese decaduto, e alcuni studiosi della pittura rinascimentale. Al confine fra i secoli passati e l'universo moderno degli studi e dei mercati d'arte, si profila la sfuggente figura di un giovanetto ignudo. E ritratto di schiena, mentre volge la testa verso l'osservatore e con la mano indica una battaglia o una bufera verso cui sembra andare suo malgrado, col terrore negli occhi. Forse quel suo sguardo spaurito non rivela solo l'angoscia di morire o di perdersi per sempre. |
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Filippo Tuena - Lo sguardo della paura
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