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Giorgio Vigolo |
La Virgilia |
Vincitore narrativa italiana 1983 |
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Editoriale Nuova, 1982 |
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Giorgio Vigolo è uno dei nostri maggiori poeti, ma è anche noto come eccelso traduttore di Hölderlin, curatore dell'edizione critica del Belli e infine come critico musicale de Il Mondo di Mario Pannunzio. Ma nessuno sospettava che fosse anche romanziere. La Virgilia, scritto nel 1921 e mai pubblicato finora per una curiosa forma di autocensura, è un avvenimento letterario, uno dei testi più alti della narrativa del Novecento. Ha come sfondo una Roma ottocentesca che sarebbe piaciuta a Mario Praz, e narra, in forma di diario, l'avventura d'un giovane musicista venuto nella città papalina per riesumare dai conventi e dalle dimore principesche le musiche del '500. Avventura che si concluderà con una scoperta inattesa, metafora di un viaggio iniziatico, labirinto in cui il protagonista dovrà superare soglie misteriose fino alla visione finale della Bellezza Incarnata. Tutta la grande tradizione romantico-metafisica è condensata in questa prosa barocca, «purché s'intenda il barocco», ha osservato Mario Luzi, «interpretato insieme nella luce un po' straziata della affabulazione espressionista e sul taglio della folgorazione romantica, come estremo dibattito e dramma dell'anima e dei suoi demoni». Giacomo Debenedetti, che fu uno dei critici più acuti dello scrittore romano, avrebbe avuto, leggendo questo romanzo, una conferma della sua intuizione di Vigolo come poeta del mito, «più platonico che cristiano... mosso verso la sua più matura espressione da un'ansia profonda di ritrovare quell'armonia increata, preesistente al tempo, a cui le parvenze effimere del mondo paiono segretamente alludere». |
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Giorgio Vigolo - La Virgilia
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