Hillel Schwartz - A ogni fine di secolo: corsi e ricorsi di una cultura della crisi nell'ultimo millennio


Hillel Schwartz

1992

A ogni fine di secolo: corsi e ricorsi di una cultura della crisi nell'ultimo millennio

Century's End: A Cultural History of the Fin de Siècle—From the 990s Through the 1990s, 1990

 

Sopravviveremo al Duemila? L'alba del terzo millennio potrebbe essere salutata dall'umanità con un fiducioso sospiro di sollievo come quello che, a quanto si narra, accolse l'insperato inizio dell'anno 1001. A ogni volgere di secolo, e tanto più alla fine di un millennio, sembra diffondersi fra gli uomini una tensione atavica, un timore inquietante, una “sindrome apocalittica” che può esprimersi nella paura del diluvio giudiziale o magari nell'attesa di una catastrofe ecologica, nella vertigine della personalità multipla o nell'ansia di un'invasione marziana. Ma è proprio vero che l'anno Mille fu un anno di terrore generale? È proprio vero che allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre tutta l'Europa trattenne il fiato perché si credeva che la del millennio sarebbe stata la fine del mondo? Storicamente, non è vero. E oltretutto la mezzanotte non scocco, perché a quell'epoca gli orologi non c'erano ancora, come non c'era ancora l'uso di scandire il tempo in secoli di cento anni esatti. Eppure, la leggenda dell'anno Mille, che in realtà si basa su poche frasi di un erudito del Quattrocento, il cardinale Cesare Baronio, e su un'affermazione del cronista medievale Rodolfo il Glabro, si è così profondamente sedimentata nell'immaginario occidentale che, da sette secoli, a ogni fine di secolo, ecco riemergere paure esasperate e speranze di rinascita. Valendosi degli strumenti dello storico della cultura e di un'insolita abilità nel far convergere i dati più disparati in una sintesi affascinante e ricca di suggestioni, Hillel Schwartz mostra come e perché l'aritmetica del tempo abbia influenzato la nostra immagine del mondo disegnando costellazioni fin de siècle sempre diverse ancorché sempre connotate da un'ansia ambigua che, soprattutto oggi, ci fa sentire sull'orlo di un abisso dove il tempo diventa sutura ideale fra i due volti possibili dell’apocalisse: il tramonto del pianeta terra e l'alba di una nuova civiltà.

 

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