Due Note su La versione dell’acqua, un recital ispirato a/da Acqua Storta.
In
Acqua Storta il silenzio di Mariasole è un atto d’amore smisurato, la
forza immensa di una donna (figlia di un boss, quindi camorrista per
‘dovere’ di nascita) che sa della relazione del suo uomo con un altro
uomo e tace, un doppio legame generato dalla condizione di ‘moglie
tradita’ e di ‘moglie devota’, un doppio legame assicurato da uno nodo
scorsoio che si restringe con la tensione dovuta al tradimento: la
sopravveniente dolcezza di suo marito, sanguinario erede del clan, che
determina la condizione ultima, mai paventata da Mariasole, di ‘moglie
innamorata’. Il silenzio di Salvatore è invece una corrente ascensionale di rabbia e amoramento,
la negazione di uno stato delle cose giustificata dal contesto che
ubbidisce alla legge: “qualsiasi cosa, purché non si dica e non si
sappia”. Ossia, la morfologia dell’amore meno no-ta, meno accettata da
sé e dagli altri. Entrambi questi ‘silenzi’ non trovano respiro
nelle parole di Giovanni, già in debito d’aria per la passione che lo ha
travolto. Forse è questo il motivo per il quale molti lettori hanno
reclamato la voce degli altri due coprotagonisti, lettori che mi hanno
chiesto il motivo di queste assenze. Ebbene, non si tratta di assenze ma una misura della presenza. E di pudore. Ho
restituito a Mariasole, novella Clitemnestra partenopea, il suono della
voce che fluisce come fiotto dalla sua bocca-ferita, mentre si consegna
fatalmente al suo Giovanni-Agamennone e al suo destino. Un sangue
molto simile a quello di Salvatore, l’amante di suo marito: ecco perché
i rossi del loro sentimento si confondono, si unificano, si abbracciano
in un canto d’amore tutto (a due voci ne Le tue maniere), un modo altro per dire tutta l’anima dell’ineluttabilità. Perché
la verità è che l’amore certe volte è ‘storto’ (storto per ‘chi’ è da
decidere), ma il suo motore, il suo taglio, la sua ferita, è per tutti
uguale.
Qui troverete le parole, la voce, i pensieri di Mariasole
e di Salvatore. Qui ascolterete quello che Giovanni non poteva o non
voleva sapere, quello che io non avrei voluto scrivere ma solo per
pudore (anche il pudore è pudico). Qui troverete il timbro di Salvatore,
di Mariasole, di Giovanni, così come sono, ovvero ‘sporchi’ di
quotidianità e di poesia. |
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