Herta Müller - In trappola


 

 

 

Herta Müller

In trappola

In der Falle, 1996

 

Sellerio, 2010

 

Più che saggi letterari questi tre scritti di Herta Müller possono essere definiti incontri con una poesia intesa come vita, come pane quotidiano, come unico mezzo per sopravvivere. L’autrice riflette infatti su tre poeti e racconta del loro esprimersi in poesia, cercando nella loro esperienza l’«immagine dell’essere umano». Esperienza che non fu solo quella del totalitarismo, ma fu soprattutto, per loro e per una fetta importante di umanità, quella della continuità inconcepibile del totalitarismo: attraverso il nazismo, la guerra, i campi di concentramento, fino ai regimi comunisti dell’est europeo. Generazioni diverse e successive, perdute entro questa continuità senza vie di fuga dalla trappola. Cioè da quell’impasto di «paura di morire»; di angoscia di sapere (come Primo Levi) di essere legati a un capo della corda all’altro capo della quale sono i sommersi, i morti, e «che alla fine sono loro i più forti»; e di senso di colpa per appartenere a un’identica storia. La stessa trappola, del resto, prigione dell’autrice, che invisa al regime per le sue idee e per la sua provenienza etnica di tedesca sotto Ceauşescu, aveva contemporaneamente presente il ricordo colpevole del padre militare nelle SS. A questo assurdo indicibile solo la poesia come modo d’essere può ridare la parola. Così, molto più che scrivere di letteratura su sofferti poeti del mondo tedesco, Herta Müller legge, attraverso la poesia, nel vissuto, scava stati dell’animo come emergono dalle parole clandestine di tre menti vietate, deportate, dimenticate o suicide. Riflette sulla condizione di chi è costretto a dover scegliere sempre tra tre categorie di appartenenza: chi collabora volontariamente, chi può essere chiamato a collaborare e chi rifiuterà di collaborare lasciandosi come unica possibilità la poesia, detta o taciuta, emersa o sepolta per sempre.

 

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