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Lo sguardo estraneo |
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Der fremde Blick oder das Leben ist ein Furz in der Laterne, 1999 |
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Sellerio, 2009 |
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"L'uomo dei servizi segreti lascia cadere la sua sentenza incongrua: "gli incidenti stradali possono capitare". All'indomani la bicicletta e Herta sono investite. Lei non andrà più in bicicletta, i campi e le strade non le scorreranno più accanto e sotto. È solo il primo episodio di un racconto che intende esemplificare l'insediarsi dell'altro sguardo estraneo, quello della paura e della vigilanza: poi vengono gli episodi ulteriori, l'ustione ai capelli, l'adescamento dei profumi, le perquisizioni domestiche. Ma è anche, non so quanto deliberata, la metafora di un modo perduto d'essere, e dunque di pensare e raccontare e scrivere, in cui le cose scorrono, si succedono l'una all'altra piacevolmente e logicamente, seguono una musica continua. La scrittura di Herta è, al contrario, rotta e slegata (slegato è aggettivo decisivo, in lei), e non solo la scrittura, ma l'esistenza intera, le notti e i giorni. Sul suo spartito, il tempo è spezzato. Lo sguardo estraneo, nella varietà di nomi che l'hanno definito, è una solida categoria della letteratura e delle arti in genere: la battaglia di Waterloo vista con gli occhi di una cavalla ferita a morte, o il genere umano con quelli del vecchio trottatore pezzato Cholstomer, fino all'Effetto di straniamento teorizzato e praticato dal teatro di Brecht." (dalla Nota di Adriano Sofri) |
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Herta Müller - Lo sguardo estraneo - La vita è un peto in un lampione
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