Corrado Genito – ex capitano dei carabinieri, ex agente segreto – è in prigione per aver adoperato metodi anticonvenzionali per la liberazione di un ostaggio. Insomma, "era finito nei guai con la giustizia per aver voluto salvare con tutti i mezzi, soprattutto quelli illeciti, l’ostaggio di un sequestro e, diciamolo, per scoparsi alla grande la moglie del rapito, l’ex Miss Sorriso Maretta Zara. Per lei, e per i soldi in ballo, una montagna di soldi, s’era lanciato in una strategia sbagliata". A farne le spese, l’ex collega ispettore della Omicidi, nonché suo migliore amico, Francesco Bagni, ucciso dal guardaspalle assoldato dallo stesso Genito. Un senso di colpa, questo, con cui Genito è costretto a fare i conti giorno dopo giorno. Nonostante il suo "fine pena mai", Genito viene tuttavia rimesso in libertà dai servizi segreti che gli affidano una missione: se la porterà a termine, avrà in cambio la definitiva libertà. Sempre che riesca a sopravvivere, s’intende… Genito deve infiltrarsi all’interno dei due clan ’ndranghetisti che detengono il potere in un paesino fra Milano e Varese, Ranirate; due famiglie che per tutti gli anni ottanta e novanta si sono fatte la guerra a suon di omicidi. Da qualche tempo sembrano aver fatto pace – una pace che l’imminente matrimonio fra "Kurt" Stringoli e la bella Ada Nirchemi dovrebbe sancire. Una pace fatta "in nome degli affari che contano": e naturalmente tocca a Genito scoprire quali siano. Per riuscirci ha carta bianca… e lui mette a punto una strategia di infiltrazione inedita: "la strategia del gambero". Vale a dire arretrare, anziché farsi avanti; vale a dire agire, anziché con un attacco, con un perfido contrattacco. In un crescendo d’azione e di pericoli, fra criminali che calzano stivaletti all’ultima moda e vecchie guardie della politica, Genito conduce un’indagine che – a rischio della sua vita e a discapito di molte altre – supererà senza ombra di dubbio le aspettative dei suoi stessi committenti.
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