David Ambrose - Le bugie di Hollywood


 

  # 15

David Ambrose

Le bugie di Hollywood

Hollywood Lies, 1996

 

Meridiano Zero, 2005

 

A Hollywood, il regno dell’apparenza, niente è mai esattamente ciò che sembra. Nella città degli studios si può scoprire presto che dietro i pesanti drappeggi che delimitano la scena dell’azione non c’è nulla, se non un nuovo set, un nuovo artificio, una mistificazione ludica e spensierata che sembra non conoscere intervallo. Una Marilyn euforica e vagamente stranita sale con il presidente Kennedy sulla Limousine che li condurrà a dichiarare pubblicamente il loro amore. Ma nei loro piani cominciano ad aprirsi delle falle. In un bar frequentato ogni notte da vecchie glorie del cinema che tutti credevano morte – da Cary Grant a Humphrey Bogart, da Bette Davis a Groucho Marx –, un attempato Elvis cerca di convincere un giornalista di non essere un semplice sosia. Intanto un noto produttore cinematografico, sicuro di aver messo finalmente a segno il colpo della vita, intravede dietro quell’inatteso successo una crudele macchinazione. E ancora, il personaggio di una nota serie televisiva rifiuta la morte che gli sceneggiatori hanno scelto per lui, e pretende di assurgere a vita propria. La magia di Hollywood è tutta qui: nel fascino della menzogna. Una menzogna che non è solo sfondi di cartapesta e ricostruzioni di ambienti anni Cinquanta. È soprattutto il gioco ripetuto di quella finzione più ampia e onnicomprensiva che le vite hollywoodiane hanno scelto di servire con dedizione totale: con lo spirito irridente e di superficie di chi ha capito che l’apparenza è molto più seducente della verità. Ecco allora un mondo fatto di ipocrisia e di promesse non mantenute, ma anche di bugie in grado di dare forma alla realtà, un mondo dove basta mettersi un parrucchino per smettere di essere calvi, o pronunciare ad alta voce le proprie illusioni per farle esistere. Ambrose si dimostra ancora una volta maestro nel manipolare le aspettative del lettore, trascinandoci in un tripudio di miraggi e immagini virtuali che ci scompaiono tra le mani proprio quando pensiamo di poterle afferrare. Un intreccio di assurdo e falsità, suspense e simulazione, per celebrare il mondo del cinema, e la bellezza – quasi divina – di ciò che non ha niente sotto.

 



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