Susan Musgrave - Cargo di orchidee


 

  # 13

Susan Musgrave

Cargo di orchidee

Cargo of Orchids, 2000

 

Meridiano Zero, 2005

 

Scritto in uno stile disincantato, punteggiato di un umorismo al vetriolo, Cargo di orchidee è un romanzo che sa giocare con le parole, e sa manovrare le emozioni in tutta la loro crudele ricchezza. Mentre critica spietatamente quella barbarie di Stato che è la pena di morte, ci parla di voluttà e disperazione, di abbandono e maternità, di erotismo e dipendenza. Una prosa intensa, ‘fisica’, di una densità a volte provocatoria, tra le cui pieghe si disegna un intreccio imprevedibile. La storia si apre tra gli orizzonti ristretti di un penitenziario femminile degli Stati Uniti. Una scrittrice tenta di vivere con intatta dignità i propri giorni, anche se non è sempre facile per una detenuta del braccio della morte. Soprattutto se gravata dalla terribile accusa di aver ucciso il proprio figlio. Per lei e per le sue compagne di prigionia, Rainy e Frenchy – le “due migliori amiche che ha sempre sognato di non avere” –, l’ironia è una tecnica per ritrovare l’umanità di fronte al comune destino che le attende, la risata una forma di riscatto dall’umiliazione di una fine programmata a tavolino. Ma ecco che dalla voce della donna sgorga il racconto di ciò che l’ha portata fino a lì. Il suo lavoro di traduttrice, una relazione insoddisfacente. Poi durante una visita al carcere di Vancouver, una passione improvvisa, carnale per Angel, boss della droga sudamericano. Rimasta incinta di lui in un furtivo incontro tra le mura del carcere, viene fatta rapire da Consuelo, che non è solo la moglie di Angel, ma anche il capo di un temutissimo gruppo di narcoguerrigliere colombiane. Dopo un rocambolesco percorso attraverso la Louisiana e il golfo del Messico, si ritrova sequestrata su un’isola caraibica, dove è spinta all’abuso di cocaina. Ben presto diventa chiaro perché Consuelo ha voluto ‘rubare’ quel bimbo non ancora nato…

 



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