Henning Mankell, il grande giallista scandinavo, dei suoi riconosciuti maestri, ha scritto: «Il decalogo sul commissario svedese Martin Beck, creato da Maj Sjöwall e Per Wahlöö negli anni Sessanta e Settanta, è ormai un classico del poliziesco. Gli autori hanno cambiato il genere. E chi scrive polizieschi dopo questi romanzi si ispira a loro in un modo o nell’altro». E quanto sia appropriato questo giudizio, si riconosce nell’esame sullo scenario del delitto su cui si apre questo romanzo. È un incendio, che infiamma come uno zolfanello un’intera palazzina, già posta sotto osservazione dalla polizia, in cui periscono assieme innocenti e sospettati, nonostante l’eroico sforzo di un agente. Su questo teatro del crimine, nei tempi lunghi di un vera indagine poliziesca, passa il setaccio dell’esame scientifico dei reperti e intanto cala la rete delle ipotesi investigative. E il tutto si dipana in una tensione narrativa davvero classica, rispetto ai ritmi ansiosi cui ci ha abituato oggi il genere dei polizieschi di indagine: perché la logica medico legale è parte preminente ma non ossessiva di un insieme in cui si aggregano il realismo dei caratteri degli investigatori e degli scenari sociali, l’interesse umano per i personaggi, anche quelli periferici e secondari, ciascuno scolpito nei suoi lineamenti psicologici e somatici proprio come farebbe un professionista. È scartata l’ipotesi dell’incidente, e l’indagine si avvia seguendo la traccia di un’autopompa attesa e mai sopraggiunta, della strana telefonata che ha depistato – volontariamente, involontariamente? – i soccorsi, fino a scoprire che l’incendio copre tre morti ciascuna da decifrare. Il caso dell’autopompa fantasma, il quinto dei dieci romanzi con Martin Beck, è particolareggiato e complesso, come gli altri della serie, analitico e non sintetico, con schegge e segmenti di indagine che si accumulano o si sperdono, con una squadra di singoli investigatori che collaborano o si ostacolano o che competono, in una vicenda che sembra non riuscire a finire finché tutto si sistema rapidamente, un po’ per la tenacia, un po’ per il caso, un po’ per il metodo. Visto che scopo dichiarato dei classici Sjöwall e Wahlöö non era eccitare la fantasia per il sensazionale, ma mostrare un pezzo della sfaccettata realtà.
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