Maj Sjöwall & Per Wahlöö - Un assassino di troppo


 



Maj Sjöwall & Per Wahlöö

Un assassino di troppo

Polismördaren, 1974

serie Martin Beck

# 9

 

Sellerio, 2005

 

In un paese della Scania, la regione meridionale della Svezia, caratteristica per i villaggi di pescatori convertiti in graziose stazioni balneari, una donna scompare, e viene poi ritrovata uccisa. Era un tipo del tutto normale, nell’aspetto come nella vita, e l’omicidio presenta tutti i particolari del delitto a sfondo sessuale, per di più compiuto da qualcuno che la conosceva bene. Martin Beck, commissario capo della squadra omicidi di Stoccolma, indaga, nella provincia sonnolenta. Lo coadiuvano il suo vecchio amico Kollberg, e uno strano poliziotto locale, dalla simpatia contagiosa e dal sereno anticonformismo. Tutto indica banalmente la colpevolezza di un uomo, solitario e introverso, già condannato per un altro caso simile, risolto anni prima dallo stesso Beck. Nel frattempo, nel corso di una sparatoria avvenuta nella stessa regione, un poliziotto trova la morte. E le due inchieste, sull’omicidio e sulla sparatoria, si intrecciano, più che altro per lo sfondo in cui si incontrano (una stampa scandalistica scatenata nella caccia ai colpevoli, gli alti comandi interessati soprattutto alle soluzioni politicamente più comode, l’indifferenza della gente intorno, pigra e disperata). E per l’influenza che esercitano sullo scetticismo consumato dei tre detective, privi oramai di qualsiasi fiducia nella polizia e nei suoi scopi sociali. I coniugi Maj Sjöwall e Per Wahlöö, i più famosi giallisti nordici, scrissero la serie di Martin Beck, a cavallo tra i Sessanta e i Settanta (la prima inchiesta di questo commissario senza fretta, "Roseanna", è stata pubblicata in questa collana e di "Un assassino di troppo" costituisce l’antecedente). Accanto allo svolgersi dell’indagine, seguita con particolare realismo, e con sensibilità verso i caratteri e le vicende personali dei protagonisti, i due autori miravano a uno scopo dichiarato di critica ossia a denudare il carattere paranoico dei metodi polizieschi, la pervasiva presenza in una società, autodefinitasi del benessere, che invece, con questo retorico pretesto, finiva col fondarsi sulla normalizzazione e il controllo diffuso. Un contesto in cui la polizia giocava un ruolo prezioso, più che di tutori dell’ordine, di gestori del disordine.

 


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